16 Ottobre 2023 · Cultura

Santa Teresa del B.G., la sua vita, la ‘Piccola via'

Questa riflessione su santa Teresina del Bambino Gesù l'avevo preparata per la festa della parrocchia in cui sono viceparroco, dedicata appunto alla santa di Lisieux. Ma il giorno della festa, un tifone ci ha costretto a cancellare l'appuntamento. E proprio ieri, papa Francesco ha pubblicato un'esortazione apostolica sulla Santa, dal titolo “C'est la confiance”, che sottolinea la “fiducia nell'amore misericordioso di Dio”. E vista una certa sintonia, ho deciso di pubblicare la riflessione. Buona lettura.
Hong Kong (BC.it) - Teresa di Lisieux è forse la santa più conosciuta del XX secolo. Nonostante abbia vissuto solo 24 anni (1873-1897), di cui 9 anni nel silenzio e nella segretezza di un monastero carmelitano, è nota non solo ai cattolici, ma anche a diverse confessioni cristiane e personalità non cristiane. Il 27 novembre anche l’Unesco, l’organismo Onu per la cultura, celebrerà nella sua sede centrale di Parigi i 150 anni dalla nascita di Teresa di Lisieux.
Stupisce anche la rapidità con cui è stata canonizzata. Scrive Papa Giovanni Paolo II: “La sua santità fu riconosciuta dalla Chiesa nel giro di pochi anni. Infatti, il 10 giugno 1914 Pio X firmò il decreto che introduceva la sua causa di beatificazione; il 14 agosto 1921 Benedetto XV dichiarò le virtù eroiche della Serva di Dio […]; e Pio XI la proclamò beata il 29 aprile 1923. Poco dopo, il 17 maggio 1925, lo stesso Papa la canonizzò davanti a una folla immensa nella Basilica di San Pietro […]. Due anni dopo, il 14 dicembre 1927, rispondendo alla petizione di numerosi Vescovi missionari, la proclamò patrona delle missioni insieme a san Francesco Saverio” [1]. Nel 1997 Giovanni Paolo II la proclamò “dottore della Chiesa”. Il 15 ottobre papa Francesco ha pubblicato una Esortazione apostolica su Teresa. La nostra parrocchia, edificata nel 1932, è tra le prime chiese al mondo, dedicate alla santa. Molti studiosi concordano nel ritenere che la sua popolarità derivi dalla pubblicazione della sua autobiografia, “Storia di un'anima”, che Teresa scrisse in vari periodi, obbedendo alle richieste dei suoi superiori. Il suo libro si è diffuso molto velocemente e ha raggiunto almeno 50 traduzioni in diverse lingue. Possiamo chiederci: perché tutto questo sorprendente successo? Quali sono le radici della sua vocazione e le ragioni che hanno portato Santa Teresa così vicina al cuore di miliardi di persone?
 
La prima radice della vocazione di Teresa è la sua famiglia
 
Il padre e la madre, Louis Martin e Zelie Guerin, condussero Teresa al fonte battesimale e la educarono a crescere nella fede e nell'amore, non solo con il loro insegnamento, ma anche con il loro esempio. Si univano alla messa quotidiana alle 5,30 del mattino; avevano momenti di preghiera in famiglia; Louis aveva anche una stanza nella quale si ritirava nel silenzio e nella contemplazione, e non permetteva nemmeno ai suoi figli di entrare, se non per la preghiera, il silenzio o le conversazioni spirituali. Ogni settimana facevano l'elemosina ai poveri che venivano a casa loro, distribuendo cibo e denaro per i bisognosi, pagando le spese ospedaliere per chi non poteva permettersele, assistendo i malati.
La famiglia di Santa Teresa era una famiglia della classe media: Louis era un gioielliere-orologiaio; Zelie era una merlettaia dotata e possedeva una piccola impresa. Il loro benessere veniva utilizzato per la famiglia, ma anche per condividere i bisogni di chi li circondava e non accettarono mai di avere come dio il denaro. Louis veniva continuamente consigliato dagli amici di aprire il suo negozio anche la domenica, ma lui rifiutava sempre.
Ebbero anche molte difficoltà e sofferenze, ma questo non spense la loro fede. Dei 9 figli che ebbero, 4 morirono in tenera età; Zelie soffriva di cancro al seno e morì quando Therese aveva solo 4 anni. Dopo che Teresa entrò in convento, nel 1889 Louis mostrerà segni di stato confusionale; trascorrerà tre anni in un ospedale psichiatrico. Il 27 maggio 1894 subì un grave ictus che lo lasciò paralizzato al braccio sinistro. Il 5 giugno ebbe un infarto. Morì il 29 luglio 1894, alla presenza di sua figlia Céline. È sepolto a Lisieux. Uscendo dall'ospedale psichiatrico, ancora in grado di parlare, aveva detto: “So perché il buon Dio mi ha dato questa prova: non avevo mai avuto umiliazioni in vita mia, avevo bisogno di subirne una”. Aveva sempre considerato un grande onore ricevuto da Dio il fatto che le sue figlie entrassero nella vita religiosa.
Il 18 ottobre 2015 Zelie e Louis Martin sono stati canonizzati da papa Francesco. Nella nostra chiesa possiamo ammirare e pregare davanti alle loro reliquie. Louis e Zelie desideravano entrambi nella loro giovinezza vivere una vita consacrata. Louis voleva diventare monaco nel monastero del Gran San Bernardo nelle Alpi svizzere. Ma poiché non riuscì a studiare il latino, come richiesto, dovette rinunciare al suo desiderio. Zelie voleva entrare tra le Suore di San Vincenzo De Paoli, ma a causa della sua salute fragile non fu accettata. Quando si sposarono, promisero di donare a Cristo alcuni dei loro figli. In questo modo la vita religiosa veniva vista non tanto come una rottura, una crisi della vita familiare, ma come una realizzazione, un compimento della famiglia. Ciò spiega in qualche modo perché le loro figlie, prima Paolina, poi Maria, Teresa e Celine entrarono nel Carmelo di Lisieux, mentre Leonie entrò nell'ordine della Visitazione.
 
Carmelitana
 
Essere carmelitana significa vivere nascosti al mondo e offrire la propria vita a Gesù, per la salvezza del mondo. Gesù è lo sposo da servire in ogni tempo. Ciò implica dedicare tempo alla preghiera, alla meditazione, alla lettura della Bibbia, ma anche servire la comunità nelle diverse necessità: lavare i panni, cucinare, prendersi cura delle suore anziane, degli ammalati. Santa Teresa ha fatto tutte queste cose. In questa routine è possibile perdere lo spirito, fare i propri lavori senza passione, diventare un discepolo formalista. Se leggiamo la sua autobiografia, notiamo che in Teresa il rapporto con Cristo è sempre vivo, appassionato, creativo, anche se a volte non prova alcun sentimento. Ella è sicura dell’amore di Cristo per lei ed è per questo che vuole rispondere a questo amore con l’amore. Nel monastero – in cui la vita poteva essere formale e grigia – trovò la sua vocazione: l'amore. Nel Manoscritto B si chiede quale potrebbe essere la sua vocazione speciale. Esamina la vita degli apostoli, dei martiri, dei confessori, dei dottori (nella fede),… e non trova la propria, o meglio: avrebbe voluto essere tutti loro. Poi ha letto i capitoli 12 e 13 della Prima Lettera di san Paolo ai Corinzi, in cui l’apostolo dice che la carità è il dono più importante e non avrà mai fine. «La carità», scrive, «mi ha dato la chiave della mia vocazione. Ho capito che se la Chiesa ha un corpo composto di diversi membri, non può mancarle il più necessario e il più nobile di tutti, e così ho capito che la Chiesa ha un cuore e questo cuore arde d'amore, compresi che solo l'amore fa agire i membri della Chiesa, che se mai l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero il Vangelo e i martiri si rifiuterebbero di versare il sangue. Ho compreso che l'amore comprende tutte le vocazioni... Allora nell'eccesso della mia gioia delirante, ho gridato: «O Gesù, Amore mio... finalmente ho trovato la mia vocazione; la mia vocazione è l'Amore!'» (Ms B, 3vº). In questo modo Teresa ci insegna che possiamo fare tante cose per la chiesa, la comunità, i poveri, ma se non abbiamo amore siamo come una candela spenta, senza vita. Questo amore è prima di tutto gratitudine per l'amore che Gesù ha riversato su di noi, e per questa gratitudine osiamo amare le persone tra noi e servire la nostra comunità. Santa Teresa ci aiuta a riscoprire l'amore di Cristo per noi, che brucia e distrugge il nostro formalismo o impegno superficiale, e a rispondergli con amore.
 
 
La piccola via
 
L'aspetto più importante della teologia di Teresa e forse quello che la rende così apprezzata tra i cristiani, è la scoperta della “Piccola via”, un cammino per vivere la santità non nel fare grandi cose, ma in piccolissimi e semplici gesti, amando Gesù, non confidando nelle nostre capacità e forze, ma abbandonando la nostra vita al Suo amore e alla Sua misericordia.
Questo modo di fare è tipico del bambino: ecco perché questa Piccola Via è definita la via dell'infanzia spirituale. Come bambini possiamo dormire e riposare sulle spalle del nostro Padre. Come un bambino possiamo chiedere perdono ogni volta che ci comportiamo male e ci dispiace. Come bambini possiamo andare in alto se il Padre ci prende tra le sue braccia.
Per farsi santi e arrivare alle grandi vette della santità non c'è bisogno di fare grandi opere: “L'ascensore che deve portarmi al cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per raggiungere tale scopo non ho bisogno di diventare grande, anzi, ho bisogno di rimanere piccola e diventare ancora più piccola"(Mc, c.10). Questa “Piccola via” implica una profonda fiducia in Gesù e l'amarlo nelle grandi e piccole occasioni della nostra vita.
La Piccola Via è stata la risposta cattolica alla cultura del XIX secolo, segnata da una mentalità positivista, che pensa che l’essere umano possa dominare tutto e non abbia bisogno di Dio. Teresa, al contrario, dice che abbiamo bisogno di Gesù perché siamo molto fragili, e solo Lui può darci la vera felicità; e invece di confidare nelle nostre forze, la strada più semplice è confidare nella misericordia di Gesù. D'altra parte, nella Chiesa era abbastanza diffusa la mentalità del giansenismo, secondo cui Dio ha bisogno delle nostre opere: più sono grandi, meglio è; più sono piene di sofferenza, più sono meritorie. Invece, per Teresa, le grandi opere sono adeguate solo ai santi giganteschi, che sono come le montagne. Per lei – e per tutti noi – che siamo come un granello di sabbia, la prima cosa è abbandonarci alla misericordia e all’amore di Gesù, che userà di noi secondo la sua volontà e i suoi disegni e ci donerà la sua salvezza, anche se non abbiamo meriti speciali.
La Piccola Via è anche la risposta alla cultura del nostro secolo, alla nostra dimenticanza di Dio e alla ghettizzazione della nostra fede, che rischia di ridursi a fariseismo. Dobbiamo avere fiducia in Dio, non temerlo. Nella sua ultima Lettera, su un'immagine che rappresenta Gesù Bambino nell'Ostia consacrata, la Santa ha scritto queste semplici parole: “Non posso temere un Dio che si è fatto così piccolo per me! […] Lo amo! In effetti, non è altro che Amore e Misericordia!” (LT 266).
 
 
Per il mondo
 
Nel Vangelo di san Giovanni (3,16) si dice: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito». Per salvare il mondo Dio era pronto a lasciare che Suo Figlio soffrisse la morte e la morte di croce. Questo desiderio per la salvezza del mondo è una linea costante nella vita di santa Teresa. Quando era ancora una ragazzina di 14 anni, sapeva che l'assassino Pranzini, condannato, sarebbe morto senza i sacramenti, che rifiutava. Pregò, fece piccoli sacrifici, chiese a Dio di salvarlo e… Pranzini, prima di essere giustiziato, baciò due volte il crocifisso che il prete gli stava mostrando. Inoltre, la vita contemplativa è stata da lei scelta come via per pregare e sacrificare la propria vita per il mondo e per coloro che disprezzano o dimenticano l'amore di Gesù.
Teresa aveva sempre il desiderio di annunciare il Vangelo in tutto il mondo. Aveva chiesto di essere inviata come carmelitana in Vietnam per la salvezza dell'Asia. San Giovanni Paolo II dice di lei: «Ebbe l'ardente desiderio di dedicarsi all'annuncio del Vangelo, e avrebbe voluto coronare la sua testimonianza con il supremo sacrificio del martirio (cfr Ms B, 3rº). È noto, inoltre, il suo intenso impegno personale a sostegno dell'opera apostolica di padre Maurice Bellière e padre Adolphe Rulland, missionari rispettivamente in Africa e Cina. Nel suo zelante amore per l’evangelizzazione, Teresa aveva un ideale, come lei stessa dice: “Ciò che gli chiediamo è di lavorare per la sua gloria, di amarlo e di farlo amare” (Lettera 220)”.
Nel 1896 Teresa si ammalò di tubercolosi; il primo spargimento di sangue avvenne il Venerdì Santo. Da quel momento dovette vivere accettando la sua nuova condizione spesso immobile nel letto dell'infermeria. Ma dovette anche lottare contro l’oscurità e la mancanza di fede che sarebbero emerse nel suo cuore. Paragonò i suoi ultimi mesi di vita a un cammino in un tunnel con solo una fioca luce, senza colori, senza sapori, proprio come alcuni santi descrivono l'inferno. Ma anche in questo inferno la sua donazione a Cristo fu continua. Morì dicendo queste parole: "Mio Dio, ti amo". Commentando quel periodo, Benedetto XVI dice: «Dieci anni dopo la 'Grazia di Natale', nel 1896, venne la 'Grazia di Pasqua', che aprì l'ultimo periodo della vita di Teresa con l'inizio della sua passione in profonda unione con la Passione di Gesù. Fu la passione del suo corpo, con la malattia che la condusse alla morte attraverso grandi sofferenze, ma fu soprattutto la passione dell'anima, con una dolorosissima prova di fede (Ms C, 4v-7v). Con Maria accanto alla Croce di Gesù, Teresa visse poi la fede più eroica, come una luce nell'oscurità che invadeva la sua anima. La carmelitana era consapevole di vivere questa grande prova per la salvezza di tutti gli atei del mondo moderno, che lei chiamava “fratelli”»[2].
 
 
Le rose
 
Nell'abside della nostra chiesa, dietro il tabernacolo, è presente un mosaico raffigurante una pioggia di petali di rose. Teresa amava le rose. Da bambina aveva gettato petali di rosa davanti al Santissimo Sacramento, in processione, godendo il momento in cui un petalo toccava l'ostensorio. Prima di morire disse: “Dopo la mia morte, lascerò cadere una pioggia di rose. Trascorrerò il mio cielo facendo del bene sulla terra. Farò sorgere una schiera potente di piccoli santi. La mia missione è far amare Dio…”.
La pioggia di petali di rosa che vediamo sull'abside sono un segno della sua protezione per noi e per il mondo. Inoltre, come molti testimoniano, in diversi miracoli ottenuti per intercessione di Santa Teresa di Lisieux, sono apparse alcune rose, portate da qualcuno o fiorite anche fuori stagione. Esiste anche la “Novena della Rosa”, in cui il fedele chiede di ricevere da Teresa una rosa del Paradiso come “messaggio d'amore”. La novena conclude così: “S. Teresa, aiutami a credere sempre, come hai creduto tu, nel grande amore di Dio per me, affinché io possa imitare ogni giorno la tua ‘Piccola Via’. Amen".
 
Bernardo Cervellera
Parrocchia di Santa Teresa,
Kowloon, Hong Kong
27 settembre 2023
 


[1] Lettera Apostolica “Divini Amoris Scientia”, Roma, 19 Ottobre 1997, n. 2.
[2] Udienza generale, 6 Aprile 2011


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