Quaresima: l'opera di Dio e la nostra opera
Il 25 febbraio, presso la chiesa parrocchiale di Santa Teresa a Kowloon, ho tenuto un ritiro quaresimale per la comunità di lingua inglese, con la partecipazione di circa 100-150 persone. Ecco il testo di quanto ho detto, sperando che possa essere di aiuto anche a voi.
(I numeri tra parentesi all'inizio dei paragrafi, o alla fine di una frase, si riferiscono al numero di serie delle diapositive di un PowerPoint improntato per l'occasione).
False immagini della Quaresima
(2) In Italia, in generale, la parola “Quaresima” ha una pessima fama. Se incontri una persona che ha lo sguardo triste, che non sorride, una persona che sembra bastonata e allo stesso tempo arrabbiata, diciamo: “Hai una faccia da Quaresima!”. La Quaresima è la quintessenza di una vita triste, piena di dolore e di sofferenze inutili. E se ti chiedi il motivo di questa faccia, allora scopri che forse quell'uomo gli è stato rubato il portafoglio, oppure ha avuto un forte litigio con la moglie, oppure ha perso il lavoro.
(3) A Hong Kong abbiamo un'esperienza simile. Ho chiesto ad alcuni amici cosa significa per loro la Quaresima. Uno di loro ha risposto: L'idea della Quaresima è associata a brutte esperienze: sacrifici, non mangiare, non giocare, non guardare la tv… un periodo pieno di divieti, qualcosa che soffoca la naturale espansione della vita.
Il momento favorevole
(4) Per la Chiesa, il periodo quaresimale è definito “il tempo favorevole”: 40 giorni prima della Pasqua, catecumeni e cattolici pregavano intensamente, si sforzavano di festeggiare la vittoria della Vita sulla morte, con gioia e fraternità. I 40 giorni sono “tempo favorevole” perché hanno uno scopo, un traguardo che verrà raggiunto. Che cosa infatti rende il nostro tempo un “tempo favorevole”? È la speranza di raggiungere uno scopo, un traguardo.
(5) Prima del Capodanno cinese le persone hanno comprato tantissimi fiori per adornare le proprie case perché sperano che il nuovo anno possa essere florido come quei fiori; scoppiano petardi e fuochi d'artificio affinché la loro vita possa scacciare gli spiriti maligni e i colori e la luce possano risplendere nell'oscurità della loro vita. Ma tutte queste vie sono solo fragili speranze e non hanno alcuna certezza di realizzazione. Invece la Chiesa ripete con certezza: “Questo è il tempo favorevole!”. 2 Cor 6,2 dice: «'Nel tempo favorevole ti ho ascoltato, nel giorno della salvezza ti ho aiutato'. Ecco, ora è il tempo favorevole; ecco, ora è il giorno della salvezza”.
Riconciliazione con Dio
(6) San Paolo afferma con certezza che questo è il tempo favorevole perché Dio si impegna ad ascoltarci e ad aiutarci. Questo è un punto molto importante: la Quaresima non è il tempo in cui facciamo qualcosa per la nostra fede, per essere brave persone, per essere moralmente impeccabili. È il tempo in cui Dio decide di lavorare per noi, di ascoltarci, di aiutarci. Questa “opera” di Dio per noi è la “riconciliazione”. Poco prima del versetto del tempo favorevole, san Paolo dice: “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. (2 Cor 5, 18-21).
Riconciliazione significa che Dio non è più un nemico, non mi pugnalerà alle spalle, non mi ucciderà, ma come un amico di lunga data camminerà con me nella fresca brezza della sera, condividendo la Sua vita con la mia, come era nel Giardino dell'Eden, in origine.
La non-riconciliazione (Gen 3-12)
(7) La riconciliazione che Dio vuole ristabilire con noi non è solo qualcosa di spirituale, vago, evanescente, in definitiva inutile per la nostra vita quotidiana. A volte nella vita dovremmo avere il coraggio di leggere il libro della Genesi dal capitolo 3 al capitolo 12. Lì l'autore della Genesi ha riassunto ciò che accade agli esseri umani quando non si riconciliano con Dio. Infatti, ad un certo punto, Adamo ed Eva decisero di non vivere in riconciliazione con Dio, sospettandolo di essere nemico della loro felicità e commettendo quello che chiamiamo “il peccato originale”.
L'inimicizia con Dio si produsse
- L'inimicizia tra l'uomo e la donna (8)
- L'inimicizia tra fratelli (Caino e Abele) (9)
- La giustizia usata come vendetta (Lamech)
- Lo sfruttamento di tutti gli esseri umani come schiavi per costruire la torre di Babele (10)
(11) Se guardiamo il mondo di oggi possiamo renderci conto che i racconti della Genesi non sono favole, ma profezie della nostra vita contemporanea: divisioni e uccisioni tra i membri della famiglia; la giustizia come vendetta ed espressione del potere del più forte; schiavitù umana; progetti assurdi... Noi esseri umani prolunghiamo e ripetiamo il peccato originale, guardando gli altri come nemici. Allo stesso tempo, ci sentiamo impotenti e incapaci di fermare questa tendenza violenta.
Dio ci ha riconciliati a sé mediante Cristo
Poiché siamo impotenti, diventiamo anche senza speranza. Questa è l'immagine dell'essere umano di fronte a tante guerre che si svolgono in tanti luoghi, di fronte alle tensioni nella nostra famiglia e nei nostri gruppi, guardando ai nostri peccati, che commettiamo anche se vorremmo non farlo.
(12) Lo scopo della riconciliazione ci è impossibile: può essere solo opera di Dio. Il tempo quaresimale, mentre rivela il nostro impossibile compito, rivela ciò che Dio ha fatto per noi: Gesù, il Dio-Uomo, ha preso tutti i peccati del mondo e li ha distrutti con la sua morte. Ci ha resi di nuovo innocenti e ci ha introdotto di nuovo nel rapporto con Dio Padre: “E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione… Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor 5,19.21)
Il Vangelo dice che Egli è venuto nel mondo perché “possiamo avere la vita e averla in abbondanza” (Gv 10,10). Ma affinché noi abbiamo vita, Egli deve combattere e vincere il male e l’inimicizia verso Dio. Il tempo della Quaresima mostra la lotta e la vittoria di Gesù sul male e sulla morte. Per questo andò nel deserto, e morì sulla croce.
(13) Il deserto è una situazione in cui le persone si sentono impotenti, insicure, esposte ai pericoli. Per questo siamo tentati di rinunciare ai nostri ideali, di ricorrere alla violenza, di accontentarci delle cose materiali, preoccupandoci solo di riempire lo stomaco. Gesù rimase quaranta giorni nel deserto (Mt 4,1-11), digiunando e pregando, mettendo al primo posto la Parola di Dio, vincendo la tentazione del materialismo (“non di solo pane”), del sensazionalismo (“buttati giù”), del potere (“tutti i regni del mondo e la loro gloria”).
(14) Egli ha vinto per noi queste tentazioni, e in questo modo il deserto non è più solo un luogo pericoloso, ma un luogo in cui è più facile avere un rapporto con Dio (“gli angeli vennero e lo servivano”).
(15) La sua morte in croce non è solo la morte di un innocente, ma il mistero dell'Uomo-Dio che porta con sé tutto l'odio che il mondo rivolge verso Dio e gli uomini, distruggendolo con il suo perdono e la sua morte.
(16) Il Vangelo dice che quando Gesù morì, la cortina del tempio di Gerusalemme «si squarciò in due, da cima a fondo» (Matteo 27,51). La cortina divideva il luogo più sacro del tempio, dove nessuno poteva entrare, dal luogo dove le persone potevano riunirsi. Con la morte di Gesù non c'è più divisione: la santità di Dio penetra nel nostro mondo e possiamo vivere con Dio faccia a faccia.
(17) Il Vangelo di san Giovanni racconta che, dopo la morte, il cuore di Gesù fu trafitto da una lancia «e subito ne uscì sangue e acqua» (Gv 19, 34). D'ora in poi l'interiorità del cuore di Dio può essere toccata e possiamo condividere la sua vita (il sangue e l'acqua sono segni anche dell'eucaristia e del battesimo).
Il nostro impegno in Quaresima
Solo dopo che ci siamo resi conto di ciò che Gesù ha fatto per noi, di come ci ha riconciliati con Dio nel suo amore per noi, possiamo vedere qual è il nostro lavoro quaresimale. Tradizionalmente la Chiesa suggerisce che durante la Quaresima i fedeli pratichino la preghiera, il digiuno e l'elemosina.
(18) La preghiera, tempo dedicato solo al rapporto con Dio, è simile all'esperienza di Gesù nel deserto, in cui nessun suono, nessun telefono, nessuna TV ci disturba, concentrandoci sull'amore e sul perdono che Egli ci offre.
(19) Il digiuno è sperimentare con Gesù che non di solo pane vive l'uomo, e che il più piccolo sacrificio o sofferenza può essere vissuto in unione con Gesù che ha salvato il mondo mediante la sua croce.
(20) Qualcuno mi ha chiesto di dire qualcosa sulla sofferenza degli innocenti. Non è possibile trovare alcuna ragione o giustificazione umana per questa sofferenza, che resta l'esperienza più ingiusta vissuta da una persona. Solo in Gesù, il Totalmente Innocente, che ha sofferto per la nostra salvezza, osiamo accettare questa sofferenza e speriamo che Egli condivida con noi la fecondità della sua sofferenza e la sua vita più forte della morte.
(21) Fare l'elemosina, condividere ciò che abbiamo con chi è nel bisogno è un'imitazione di ciò che Gesù ha fatto con noi: ci ha tanto amati da dare la vita per noi. Possiamo osare condividere con gli altri almeno qualche goccia di questo amore.
(22) Questa foto è stata pubblicata il 23 settembre 2023
Bernardo Cervellera