Hong Kong, 14 attivisti democratici condannati per ‘sovversione'
Si conclude in parte il processo contro “i 47” del movimento democratico che avevano organizzato delle elezioni primarie con l'intento di acquisire la maggioranza nel parlamento e avere la possibilita' di porre il veto contro il governo. Essi sono accusati di voler trascinare nel caos il territorio e di minare “ il potere e l'autorita' sia del governo che del capo dell'esecutivo”. La sentenza sara' resa nota nei prossimi mesi. Intanto, due di loor, dichiarati innocenti, rischiano di esssere colpiti da un appello contro la sentenza ad opera del Dipartimento di giustizia.
Hong Kong (BC.it) – Una corte di tre giudici ha condannato 14 personalita’ democratiche per “sovversione”, in uno dei piu’ importanti casi dopo che nel giugno 2020 la Cina ha imposto una legge sulla sicurezza nazionale sul territorio.
I 14, insieme ad altri 31 che si erano gia’ dichiarati colpevoli, rischiano fino all’ergastolo. La loro sentenza sara’ emessa nei prossimi mesi. Due accusati sono stati dichiarati innocenti.
Per comprendere il loro caso, e’ necessario andare al 2019-2020, quando Hong Kong e’ stata scossa da enormi manifestazioni (fino a oltre 2 milioni di partecipanti) che hanno avuto talvolta espressioni violente. I manifestanti chiedevano il ritiro di una legge che avrebbe permesso l’estradizione in Cina di persone ritenute colpevoli da Pechino. La chiusura del governo al dialogo e vari attacchi violenti della polizia e di gruppi legati alle mafie cittadine non hanno aiutato ad uscire dalla situazione.
Dopo l’imposizione della legge sulla sicurezza nazionale, vari gruppi democratici hanno elaborato un piano che prevedeva elezioni primarie per scegliere i candidati con maggiori probabilita’ di successo, nella speranza di conquistare la maggioranza al parlamento di Hong Kong (Legislative Council). L’idea era che, conquistata la maggioranza essi avrebbero potuto mettere il veto al bilancio del governo, costringendolo a rispondere alle domande della popolazione, le cosiddette “5 domande”: ritiro della legge sull’estradizione; inchiesta indipendente sulla brutalita’ della polizia; cancellare l’accusa di “rivoltosi” per i dimostranti; amnistia per i dimostranti arrestati; suffragio universale per le elezioni parlamentari e la scelta del capo dell’esecutivo.
A primarie avvenute, il governo ha deciso di rimandare le elezioni a causa dell’epidemia di Covid (motivazione ufficiale). In seguito, Pechino ha cambiato il metodo delle elezioni riducendo il numero di eletti dal pubblico, obbligando a un giuramento patriottico, verificando e scremando i candidati a seconda del “patriottismo” dimostrato in passato. La conclusione e’ che il parlamento di Hong Kong ad oggi ha solo un membro dell’opposizione, mentre tutti gli altri 89 sono pro-Pechino.
Nel marzo 2021 il governo ha fatto arrestare 47 personalita’ democratiche (parlamentari, attivisti, studenti, cosiglieri di distretto) colpevoli di aver tenuto le elezioni primarie, giudicate come uno strumento per scardinare il governo.
Da allora quasi tutti “ i 47” sono rimasti in prigione; 31 di essi si sono dichiarati colpevoli, sperando forse in una condanna piu’ lieve; 16 sono stati processati; oggi due sono stati dichiarati innocenti e 14 condannati.
Secondo il verdetto emesso dai giudici, i 14 avevano pianificato di minare “ il potere e l’autorita’ sia del governo che del capo dell’esecutivo”, cio’ che “avrebbe creato una crisi costituzionale per Hong Kong”.
A nulla e’ valso l’argomento degli avvocati della difesa, che sottolineavano che nella mini-costituzione di Hong Kong e’ previsto il meccanismo del veto e che la questione e’ solo “politica” e non “legale”.
Molta gente afferma che secondo loro gli accusati non hanno “mai commesso alcun crimine” e che le elezioni primarie sono un fatto comune in molti Paesi.
Altri pero’ sottolineano che “programmare un veto” e’ un attentato contro il governo e che “se la stessa cosa fosse successa a Singapore”, i 47 sarebbero gia’ tutti condannati.
Fra quelli che si sono dichiarati colpevoli vi e’ Benni Tai, gia’ professore di legge all’universita’ di Hong Kong e attivista democratico, fra le personalita’ piu’ famose e piu’ qualificate del territorio.
Per Amnesty International, quelli che si sono dichiarati colpevoli “sono costretti a una impossibile decisione fra il dirsi colpevoli di un crimine che non esiste, per una possibile riduzione della pena, o combattere una battaglia gia’ persa, sotto una ingiusta legge sulla sicurezza nazionale”.
Mentre scriviamo si e’ diffusa la voce che i due dichiarati innocenti, l’assistente sociale Lee Yue-shun e l’avvocato Lawrence Lau, sono rientrati in corte. Con ogni probabilita’ il Dipartimento di giustizia del governo lancera’ un appello contro la sentenza. In tal modo i due dovranno aspettare di vedere se e’ loro garantita una liberta’ su cauzione o se devono rimanere in cella.
I processi legati alla sicurezza nazionale sono una novita’ per Hong Kong e hanno cambiato i termini della giustizia secondo lo stile del territorio. In questi processi non vi e’ giuria, e’ quasi sempre negata la liberta’ su cauzione agli accusati; le sentenze sono emesse da tre giudici scelti dal capo dell’esecutivo.
Nella foto HKFP: I 16 accusati al processo conclusosi oggi.