6 Agosto: la luce della Trasfigurazione, la luce della morte a Hiroshima
Oggi, festa della Trasfigurazione: Gesù si mostra splendente davanti ai suoi discepoli più cari per aiutarli a superare “lo scandalo della croce” (v. liturgia). E si mostra in una conversazione con Elia e Mosè, i profeti e la Legge, Lui, il Figlio che compie ogni profezia e ogni Legge.
Questa festa di luce coincide con il 76mo anniversario del lancio della bomba atomica su Hiroshima (Giappone), il 6 agosto 1945, alle ore 8.15. Questa luce, a differenza della prima, ha portato la morte ad almeno 144mila persone, senza contare le conseguenze biologiche ed ecologiche sopravvenute.
Come ogni anno, anche oggi a Hiroshima vi sono stati una manifestazione e un momento di silenzio davanti all’altare della Pace. Tre anni fa ero là davanti a pregare con un gruppo di amici. Mi aveva colpito la presenza di tante fontane. La guida ci aveva spiegato che i colpiti dalle radiazioni si sentivano bruciare e domandavano “Acqua! Acqua!”. Quelle fontane erano un gesto tardo di compassione.
Nel museo mi aveva colpito anche la denuncia spesso irosa contro gli Usa e le potenze mondiali che non fanno molto per eliminare le armi nucleari. All’Onu è stato varato quest’anno un trattato per il bando delle armi nucleari, ma è stato sottoscritto solo da 86 nazioni su quasi 200. E mancano soprattutto i Paesi possessori di armi nucleari: Usa, Cina, Russia, India, Pakistan, Gran Bretagna, Francia, Israele, Corea del Nord, … Non l’ha sottoscritto nemmeno il Giappone, perché lo considera “inutile” se non firmano le potenze nucleari.
Un sacerdote giapponese mi ha fatto notare che a Hiroshima si sottolinea soprattutto lo scandalo della violenza nucleare, con poca speranza, poca trasfigurazione. A Nagasaki, che è stata colpita da un’altra bomba pochi giorni dopo (il 9 agosto 1945), nell’anniversario la Chiesa propone anche una processione e una preghiera, davanti ai resti della cattedrale distrutta. Come dire: la Chiesa di oggi vive, nonostante e oltre la morte scagliata dal nucleare. Insomma: oltre all’acqua, che ci ricorda le sofferenze del passato, c’è la preghiera e la vita di oggi, che ci permette di affrontare il futuro.